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La creatività soffre di nostalgia?

Ricordate le tag cloud?

Quanta nostalgia, quelle nuvole di parole a grandezze variabili che popolavano le slide powerpoint dei primi anni 2000.
A me tornano in mente (quasi) tutte le volte che siedo a una riunione/convegno di lavoro. Inevitabilmente mi si compongono in mente; e il tag più grosso è sempre lo stesso: innovazione. Tutti vogliono innovare. Innovazione è la parola più pronunciata nei primi 5 minuti da tutti i relatori.
Anche nei brief dei nostri clienti, “innovazione” è leader indiscussa. Creativi, dovete innovare innovare innovare.

Poi torni a casa, accendi Netflix, e ti rilassi con una puntata di Stranger Things.

Che è pura nostalgia anni ’80 (Goonies, anyone?).

Sarà un caso? Proviamo, ancora su Netflix, con un bel film da guardare con tutta la famiglia, ad esempio Guardians of the Galaxy. Anche qui, siamo negli anni ’80: anche nel key visual, che è una audio cassetta (quelle che chi ha la mia età riavvolgeva con la biro bic).

Ok, via da Netflix. Vado al cinema, a vedere Captain Marvel. Vedi, stavolta non siamo negli anni ’80. Siamo negli anni ’90! Anche il sito web del film sembra realizzato con Microsoft FrontPage.

 

Torno a casa, e mi riprendo dall’indigestione nostalgica (e dallo shock di ricordare gli ultimi due decenni – ’80 e ’90 – in cui avevo ancora i capelli), giocando a due giochi vincitori dell’Apple Design Award: Monument Valley e Alto’s Adventure.

Monument Valley

 

Holy Cow! Sono entrambi capolavori di Pixel Graphics, lo stile di game design che omaggia l’estetica degli anni 80. Sono prigioniero di una loop temporale di nostalgia immersiva.

Ma allora mi e vi chiedo: perché anelare all’innovazione, se prosperiamo sulla nostalgia?